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recensioni di Luca Barachetti – lucabarachetti@gmail.com

Archive for aprile 29th, 2008

Cosa dico quando non parlo – Gerda (Wallace Records/Donnabavosa/Shove/Concubine/Sons of Vesta, 2007)

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Deflagra in sette abrasivi haiku sonori il secondo capitolo dei marchigiani Gerda. “Cosa dico quando non parloè, davvero, un campo minato: improvviso e potente come un frana che cade dalla montagna e sfonda le pareti della vostra cameretta – impolverando, poveri voi, tutte le vostre belle felpe nuove. Rimanendo in suolo italico, siamo a metà tra Sedia (in cui milita lo stesso bassista Alessio Compagnucci) e Infarto, Scheisse!: post-metal impastato a nichilistiche lacerazioni emo-hardcore che media alla meglio tra pesi e superpesi (in cabina di regia, come per il primo capitolo, Fabio Magistrali), con più di un occhio di riguardo nei confronti dei testi. Testi che qui contano veramente, tanto che se fossero intuibili con facilità durante l’ascolto avrebbero il loro bel dire a livello emozionale. Riportiamo, come assaggio, alcuni scampoli da Un fiume giusto («dovrà pur esistere un fiume giusto / dove tuffarsi / dove nuotare / un fiume giusto dove affogare / mentre sono schiacciato qua dal macigno»), non dimenticando l’Houellebecq direttamente e programmaticamente citato nella chiusa di Dominio della mia lotta. L’atmosfera del resto è quella: disperata e rabbiosa, fisica e debordante. Mettetevi al riparo, non solo a Baghdad le bombe fanno il vuoto.

Voto: 7.7
Brani migliori: Un fiume giusto, Dominio della mia lotta.

Written by Luca

29/04/2008 at 16:35

Dal fondo – Petrol (Casasonica, 2007)

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Fotografie satellitari di grigie metropoli fumanti anticipano le atmosfere urbane-apocalittiche dell’esordio dei Petrol, supergruppo di fuoriusciti che farà la gioia di chi, in piena indipendenza fine anni novanta, c’era e partecipava. Ale Bavo (Sushi) ai synth, Dan Solo (Marlene Kuntz) al basso, Franz Goria (Fluxus) alla voce – più Valerio Alessio alla batteria – raccolgono ferite d’amore e malattie sociali dei nostri tempi in nove brani spessi, per lo più ballad, sovente bilanciati tra chiaroscuri vellutati e deflagrazioni chitarristiche. Rock d’autore di cuore e perizia, in cui a turno è preferibile sottolineare la parola rock o la parola autore ma accomunando il tutto in un’omogeneità di atmosfere che subito coinvolge e colpisce, per merito, tra le altre cose, dell’intelligente utilizzo “ambientale” di tastiere ed elettronica.

L’ispirazione, come sempre, decide tutto o quasi, e Dal fondo apre e chiude piuttosto bene, calando lievemente al centro senza però affondare. Cera lascia inchiodati in testa i due versi d’apertura («sono i tuoi occhi di cera / e le tue mani importanti») lungo un’onda livida che cresce piano sulla voce felpata di Goria; Ogni silenzio regala un ritornello importante (stacco più frastuono di sei corde) e quattro o cinque brividi da non evitare; Il nostro battito nel cuore lancia su tese palpitazioni quasi sottovoce un un’invettiva alla Gaber che congiunge al millimetro mondi lontani ma necessari. Prima dello strumentale di chiusura, Senza alcuna ragione costruisce sepolcri e ciminiere tracciando una rotta C.S.I.MarleneCave non impensabile ma raffinata. Se i nomi che abbiamo citato fino ad ora non avessero fatto quello che hanno fatto fino ad oggi, probabilmente saremmo qui a gridare al (mezzo) miracolo. Non succederà, ma concedeteci la (mezza) lode per un disco da tenere tra quelli che una soddisfazione, o più di una, la darà ancora per un po’.

Voto: 7.3
Brani migliori: Cera, Il nostro battito del cuore.

Written by Luca

29/04/2008 at 09:56