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recensioni di Luca Barachetti – lucabarachetti@gmail.com

Archive for febbraio 7th, 2008

Malocuore – Stefano Tessadri (Novunque/Self, 2006)

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Stefano Tessadri cambia tutto per non cambiare niente. Riveste le canzoni di Malocuore (titolo bellissimo) di sonorità tex-mex, tra banjo, chitarre, fischi morriconiani e qualche sfiatata mariachi ma di fondo la sua musica rimane la stessa del precedente “Dietro ogni attesa”: una filiazione da Vinicio Capossela e Tom Waits senza quel tanto di autonomia dai due modelli che possa renderla davvero speciale.
Conta poco purtroppo il gran lavoro sugli arrangiamenti fatto da lui e dai suoi musicisti per ricreare certe precise atmosfere tra polvere e grilletti – a volte più un feticistico esercizio di stile che altro, vedi Señor Comandante – perché la scrittura, lo spleen tipicamente bukowsiano o da murder ballad delle vicende narrate e l’interpretazione scaracchiosa e alcolica irrigidiscono tutto, e rendono “Malocuore” un lavoro derivativo in modo ovvio, tanto che dopo due soli brani si può già intuire di che pasta saranno fatti i seguenti.

La derivazione è tale da risultare a volte addirittura pleonastica. La traballante Girotondo, ad esempio, più che a Waits direttamente si rifà alla Scraps Orchestra – che in quanto a waitsosità, passateci il termine, ha il suo bel dire – come una specie di “copia della copia”; mentre La parte migliore di me, ballad confidenziale manifestatamene caposselliana, viene messa alla fine di tutto proprio dove l’avrebbe messa Capossela stesso. Il resto poi non cambia di una virgola, e se solo con il lanternino si riescono a trovare altre influenze (un po’ di Dylan avventuratosi a Durango in Il circo manicomiale, ma nulla di che), pure la scelta delle cover è un tantino scontata (la Ballata degli impiccati di De Andrè).
Eppure a sprazzi si vede che Tessadri ci sa fare e sta cercando una sua poetica. Alcuni passaggi letterari sono pregiati, altri dimostrano che una via, se non originale quantomeno personale, c’è. E’ quella semplice semplice di raccontare ciò che si vede: storie di marpioni da bar dal taglio ornitologico (l’ottima Pappagallo) e di malfattori western trasferiti con due colpi di penna nelle lande desolate della Lomellina (L’ammazzacommissari). Non a caso sono i due episodi più confortanti del disco, ma è ora di provare a staccarsi da Waits-Capossela. Di figliastri la coppia ne ha già sparsi in giro fin troppi, e la cosa sta diventando un po’ troppo opprimente.

Voto: 6.2
Brani migliori: L’ammazzacommissari.

Written by Luca

07/02/2008 at 15:24